A parole (non) è facile!
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• Quali sono, oggi, i significati che cerchiamo nelle nostre vite? Come li cerchiamo e come li comunichiamo agli/alle altri/e? Che significati condividiamo con le nostre storie, con i nostri post e con i nostri commenti?
• In un mondo dove tutto è arido e frammentato, che valore ha il linguaggio?
• Il testo di Montale esprime un senso di frustrazione e comunica un’accettazione sostanziale delle cose. Eppure, il finale sembra aprire una possibilità: quale?
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Leggi il testo
Lettura di Eugenio Montale, “Non chiederci la parola”, da “Ossi di seppia”, L’opera in versi (a cura di R. Bettarini e G.Contini), Einaudi, Torino, 1980.
Dopo la lettura, l’insegnante pone le seguenti domande:
Quali sono, oggi, i significati che cerchiamo nelle nostre vite?
- Come li cerchiamo e come li comunichiamo agli/alle altri/e?
- Che significati condividiamo con le nostre storie, con i nostri post e con i nostri commenti?
- In un mondo dove tutto è arido e frammentato, che valore ha il linguaggio?
Il testo di Montale esprime un senso di frustrazione e comunica un’accettazione sostanziale delle cose. Eppure, il finale sembra aprire una possibilità: quale?
Viene introdotto il Manifesto della comunicazione non ostile, con un focus sul principio 2.
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L’insegnante comunica ad allievi/e il link della bacheca Padlet* e li/le invita a collegarsi e a pubblicare un post (un testo, una foto, un video, un link condiviso) ispirato ai vv. 5-8 e, al tempo stesso, affine alle proprie esperienze di vita. Allievi/e potranno dunque attingere alla cultura pop e a icone contemporanee, almeno in apparenza poco pertinenti al registro del testo; potranno scegliere fatti di particolare importanza o “solo” piccoli eventi quotidiani.
Ogni post avrà per titolo il nome dell’allieva o dell’allievo, in modo da mantenere traccia del materiale pubblicato. ** Al termine della pubblicazione, si procede con un editing collettivo dei contenuti attraverso la funzione “commento”. L’insegnante invita allievi/e a intervenire sui post dei/delle compagni/e, commentandoli in merito alla pertinenza e alla propria “visione del mondo”. Allievi/e saranno liberi/e di esprimersi a patto che non insultino, articolino un pensiero e cerchino un’interazione con il resto della classe.
Ottenuta una bacheca collettiva, eterogenea e ricca di materiali, si discute in plenaria sui risultati. Le parole scelte hanno davvero espresso il nostro pensiero? Hanno comunicato alle altre persone la nostra idea di mondo? Hanno saputo “difendere” la nostra opinione? Hanno detto chi siamo? Soprattutto, hanno evitato l’ostilità?
In alternativa a Padlet, si possono utilizzare la LIM oppure lavagna, cartoncini, scotch.
* Padlet è un’applicazione gratuita molto semplice che permette di creare bacheche virtuali e ottenere link “personalizzati”. Per questa esercitazione, è necessario selezionare, tra quelli proposti, il modello che consente di commentare i post. Padlet permette di pubblicare senza richiedere account e/o login (necessari, invece, all’insegnante per creare una tabella e gestirne le proprietà).
** Padlet permette all’insegnante di gestire la privacy. In questo caso, allievi/e potranno solo leggere, scrivere e pubblicare: non potranno né cancellare ciò che hanno scritto né modificare il lavoro degli/delle altri/e (funzioni consentite invece all’insegnante).
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Su una nuova bacheca, l’insegnante pubblica l’immagine di un oggetto-emblema montaliano: “la foglia | riarsa”.
A casa, allievi/e cercheranno tra gli oggetti del loro quotidiano quelli che, secondo loro, si avvicinano di più al significato della parola poetica. Quindi li pubblicheranno, con una foto, sulla nuova bacheca e scriveranno una didascalia di commento (uno status). Questa volta, però, sarà l’insegnante a occuparsi di commentare.
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