Parole d’odio: sono solo parole?
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- 09. Gli insulti non sono argomenti
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• Che cos’è l’hate speech?
• Quante e quali forme può assumere?
• Quanto le parole possono fungere da veicolo di discriminazione?
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Guarda il video
L’insegnante introduce al tema dell’attività, partendo dalle parole dette dalla blogger Pepitosa in occasione della presentazione del Manifesto della comunicazione non ostile e inclusiva (il video è presente nelle fonti, il minutaggio di riferimento è indicativamente da 1:39:00 a 1:46:00, ma potrebbe essere interessante seguire tutto il per panel).
A questo punto, viene letto il principio 9 del Manifesto della comunicazione non ostile e inclusiva.
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Discuti del tema e scrivi
Si chiede dunque ad allievi e allieve, a partire da ciò che hanno ascoltato, di individuare le varie tipologie di insulti che è capitato loro di sentire o leggere in Rete (rivolti a se stessi/e o ad altri/e), ponendo l’attenzione sulle caratteristiche utilizzate come “leva” per gli insulti stessi: il racconto di Pepitosa fornisce due esempi piuttosto frequenti. Si tratta di caratteristiche somatiche? Culturali? Religiose? Di condizioni psicologiche o fisiche? Di orientamento sessuale? In modalità brainstorming e con l’aiuto delle ricerche effettuate, verranno discusse e poi raccolte dall’insegnante in un elenco.
Al termine del brainstorming, ciascuno/a prenderà nota dell’elenco, che fungerà da spunto per la seconda parte dell’attività: verrà chiesto ad allievi e allieve di fare una ricerca su social, piattaforme e chat che frequentano maggiormente per verificare, nell’arco del tempo a disposizione, quante volte incorrono in messaggi di hate speech, avendo cura di segnare la categoria cui appartengono, tra quelle dell’elenco.
Nella successiva lezione, si effettuerà un confronto tra i risultati ottenuti: verrà stilata una “flop 5” (il termine è volutamente sbagliato: non si tratta infatti di “top”, ma di “flop” comunicativi) delle tipologie di insulti più frequenti. Si darà dunque una risposta alle domande fondamentali, che possono a loro volta dare origine ad ulteriori approfondimenti.
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A seguito delle attività, la classe potrebbe sviluppare delle pillole di contenuti da veicolare attraverso un account di classe o della scuola, allo scopo di fornire informazioni e sensibilizzare il resto della scuola sul tema dell’hate speech.
Si potrebbero realizzare contenuti che affrontino l’argomento con ironia (come fanno ad esempio i giovanissimi Raissa e Momo), oppure dei mini sketch in cui viene data ai/alle follower la possibilità di fornire suggerimenti sulle risposte da dare, o una presentazione del fenomeno e delle sue caratteristiche, o ancora creare il testo di una canzone che affronti questo tema.
Di seguito alcune possibili fonti per questa attività:
- “Hate speech o libertà di espressione, chi stabilisce il confine: dilemma”;
- “L’ironia di Momo e Raissa contro il razzismo”;
- “#jagärhär, l’esercito svedese che diffonde amore in rete sfidando troll e odiatori”;
- “Words are stones: 5 video per una campagna contro l’hate speech”;
- Gli insulti non sono argomenti: Rap degli studenti del “Liceo G.B. Vico” di Napoli.
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